“ONE – From red to blu, from blu to red” testo di R. Borghi

11 giugno – 3 luglio 2021

Personale presso The Art Company Como (Via Borgovico 163 – Como)

Testo critico di Roberto Borghi

LA SCIENZA DELL’UNO

Tutte le avanguardie artistiche d’inizio Novecento, finanche quelle più sacrileghe, possedevano un risvolto spirituale. Spirituale ma non confessionale: un primo aspetto peculiare di quella che potremmo chiamare la spiritualità delle avanguardie sta proprio in questa distinzione. Le avanguardie hanno coltivato il rapporto con una dimensione immateriale e trascendente – o talvolta ipermateriale e immanente, ma in ogni caso totalmente altra rispetto al reale – senza mai assestarsi in una confessione, in una religione canonica. In un certo senso, anzi, hanno guardato all’arte stessa come a qualcosa di simile a una religione, come a una modalità per relazionarsi al divino. Un ulteriore aspetto di questa spiritualità consiste nella propensione a indagare la trascendenza con gli strumenti e i metodi propri della scienza: molti esponenti delle avanguardie credono addirittura nella possibilità di coniare una scienza dello spirito – una formula di Rudolf Steiner di cui ha fatto largo utilizzo Kandinsky, tra gli altri. 

La spiritualità e la scienza sono i due poli attorno a cui ruota la ricerca pittorica di  Doriam Battaglia. Certo, la tradizione spirituale alla quale si richiama è più antica di quella rappresentata dalle avanguardie artistiche del Novecento: Plotino, la Scolastica delle origini, il neoplatonismo sono alcuni dei suoi punti di riferimento. Anche certi esponenti dell’astrattismo, tuttavia, e ancor prima gli artisti simbolisti hanno coltivato un rapporto speciale con il neoplatonismo, considerato un incubatore della corrente mistica delle avanguardie. 

Il rimando al neoplatonismo, nel caso di Doriam, riguarda soprattutto la questione dell’unità primigenia di tutto ciò che esiste. All’origine dell’universo, secondo il pensiero di Plotino e le sue successive rielaborazioni a opera dei filosofi rinascimentali, sta un’entità primordiale – l’Uno a cui è dedicata la mostra presso The Art Company –, un nucleo energetico in cui si congiungono e ricapitolano tutte le cose. L’Uno rappresenta la verità sostanziale dell’essere: di conseguenza, la dualità tra materia e spirito non è che una fallace apparenza. L’Uno si manifesta in modo esemplare nella luce, elemento di mediazione tra materia e spirito: la pittura, in quanto manifestazione a propria volta della luce, può essere uno strumento di relazione con l’Uno. Questa, a grandi linee, la poetica sottesa ai dipinti in mostra.

La pittura di Doriam, però, si struttura sulla base di una scienza esatta qual è la matematica. I formati dei suoi quadri rispettano sempre i medesimi valori proporzionali tra le dimensioni delle basi e quelle delle altezze. Inoltre, nel caso delle  tele in mostra, le proporzioni scandiscono anche i rapporti tra i colori rosso e blu, secondo un percorso graduale che inizia con un dipinto realizzato con 9/10 di rosso e 1/10 di blu, giunge all’apice con un lavoro in cui i due colori sono perfettamente bilanciati e si conclude con un altro creato con 1/10 di rosso e 9/10 di blu. La matematica: una scienza tanto effettivamente esatta, quanto potenzialmente trascendente; ne era convinto anche Le Corbusier, una sorta di sommo sacerdote della spiritualità delle avanguardie, per il quale essa non era altro che «la struttura regale studiata dall’uomo per avvicinarlo alla comprensione dell’universo. La matematica afferra l’assoluto e l’infinito, il comprensibile e l’eternamente ambiguo. Ha muri sui quali si può salire e scendere senza alcun risultato; ogni tanto c’è una porta, allora si apre, si entra e ci si trova in un altro regno, il regno degli dei, il luogo che racchiude la chiave dei grandi sistemi. Queste porte sono le porte del miracolo».         

Già, ma come giungono sulla tela le differenti quantità di rosso e di blu? Nel corso della realizzazione delle sue opere, Doriam scaglia letteralmente la materia cromatica sul supporto, poi modella i singoli getti preservandoli però nella loro natura informe e nella loro parvenza fibrosa, sino a giungere a dei filamenti che ricordano le stringhe della meccanica quantistica. Quantomeno nei suoi fondamenti tecnici, questo procedimento richiama quello tipico di molta action painting, e in particolare di Jackson Pollock: un artista profondamente influenzato dalle teorie junghiane, ma soprattutto pervaso dal desiderio di evocare attraverso il suo lavoro un’energia ancestrale. La medesima energia che attraversa i dipinti di Doriam.

Roberto Borghi      

“ONE – From red to blu, from blu to red”, di Doriam Battaglia

Spesso mi chiedono: “Ma cosa rappresentano i tuoi quadri?”
Nulla o forse rappresentano il Tutto, certamente niente di specifico, ma qualcosa di non rappresentabile che è oltre il percepibile.
Potrei dire che rappresentano la vita, non in senso biologico ma filosofico, Zoé e Bios. 
Ma cos’è la vita? Nessuno, sinora, ha saputo decifrarla, non si sa da dove venga né perché esista. 
Personalmente credo nella co-essenza di tutto ciò che esiste. Materia, energia, vita e coscienza, informazione sono un’unica entità, in-creata ed eterna, in perpetua relazione tra ogni sua parte. 
La nostra visione dualistica della realtà riduce ogni cosa negli opposti, ma ciò è il frutto della nostra limitata percezione. Tra i due opposti, che in realtà sono un’unica inscindibile entità, esistono infinite gradazioni. 
Tutto è un’unica energia, vibrante e modulata su infinite frequenze. Di queste lunghezze d’onda noi percepiamo solo una piccolissima porzione, lo spettro della luce visibile che si estende tra il rosso, il colore con la frequenza più bassa, e il violetto, che possiede la frequenza più alta tra quelle percepibili dai nostri occhi. 
Per questa personale ho voluto realizzare undici tele, sette di grande formato e quattro piccole, per adattarle allo spazio espositivo. 
La sequenza delle opere inizia da una tela creata impiegando unicamente il colore rosso, con variazioni di tonalità ottenute – come per tutte le altre opere – con l’aggiunta di bianco e di nero, e idealmente finisce con quella creata impiegando unicamente il blu. Al centro della sala è collocata l’opera che rappresenta il punto d’equilibrio tra i due estremi dello spettro visibile all'occhio umano. 
L’esposizione diviene così un percorso esplorabile in due direzioni: in senso orario, dal rosso al blu, o in senso antiorario, dal blu al rosso, attraverso l’intera gamma dei viola e dell’indaco. 
Questa duplicità, esperienziale e di punto di vista, vuole fornire allo spettatore uno spunto per riflettere su l’illusorietà della realtà.

Doriam Battaglia.

IL PROCESSO CREATIVO

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Il processo creativo nell’arte è legato per via simbolica alla vita e alla trasmutazione dell’essere umano. Ogni gesto é generato da una profonda conoscenza spirituale.

La creazione di un opera supera il dramma della separazione tra materia e spirito perché è comunque il risultato di un energico gesto glorioso che unisce tutto in una sola realtà.

All’inizio il gesto é violento, quasi distruttivo; la tela candida viene imbrattata di colore apparentemente senza alcun senso. Man mano che il lavoro avanza emerge dalle sovrapposizioni e dalle velature un senso profondo che è il senso stesso dell’esistenza.

La materia si dissolve nella forma e nel colore, per raffinarsi via via facendo emergere un disegno bio morfo che si rivela solo nell’anima dell’osservatore.

L’artefice, attraverso un processo pensato ma dagli esiti imprevedibili, accende la scintilla divina che abita in ogni cosa. L’esplosione di colori da alla luce affascinanti tele dove, forse non a caso, le macchie di colore indistinte e fluttuanti, ricordano tessuti cellulari all’origine della vita stessa.

Come Cai Guo-Quiang nelle sue opere “esplosive”, voglio esplorare la reciproca relazione tra il potere distruttivo e quello creativo.

Sono sempre stato attratto e incantato dall’imprevedibilità e dalla spontaneità, da ciò che che sfugge al mio controllo.

Soprattutto quando realizzo le mie grandi opere, ma anche quando dipingo opere di piccolo formato, l’esplosine del colore lanciato sulla superficie pittorica, da corso a manifestazioni indipendenti e incontrollate, veicolando la spontaneità della materia e il suo aspetto performativo. 

Il colore che copre ogni cosa s’impone come attore, strazia la superficie e rovescia la sua potenza nella pienezza del sogno visivo.

Per me rappresenta una trasformazione drammatica e rivoluzionaria e da quel momento di distruzione nasce qualcosa che é miracolosamente bello. L’atto creativo é una progressiva rivelazione dello spirito nella materia.

Un gesto violento, forte ma non privo di grazia genera l’opera come riflesso artistico delle mie relazioni con il mondo dell’invisibile, quello che resta al di fuori delle mie percezioni sensoriali. Le mie opere si confrontano con l’energia e l’enigma della natura.

LO STRANO COLORE DEL ROSSO

a cura di Velasco Vitali
1 dicembre 2018 – 28 aprile 2019
sab. e dom. 11/13 – 17/19
Circolo, via Manzoni – Bellano
http://www.archiViVitali.org

Le due opere che preferisco, perché più affini alla mia poetica, sono la n. 2 di Giovanni Frassi “Heliconia paradise” 2017 e la n. 9 di Alessandro Bazan “Tecnifilla” 2005.

comON THE NEW ECO

dall’1 al 16 dicembre Ex Chiesa di San Pietro in Atrio via Odescalchi Como.

Mimmo Totaro per Miniartextil firma il nuovo progetto artistico per comON.

Interessante il suo allestimento anche se un po’ “rado”.

Celebrazione della donna o mercificazione della sua immagine? L’esaltazione della bellezza femminile personalmente la riserverei allo spettacolo, privato o pubblico che sia. Siamo dibattuti tra due eccessi, la mortificazione totale cercata dagli islamici con il burka e l’esposizione del corpo sempre più senza “veli”. Quindi risulta essenziale cercare la ‟giusta misura”, quella che i greci chiamavano ‟Katà Métron”.

I NOMI E LE FORME SONO GUSCI VUOTI Mostra personale di DORIAM BATTAGLIA presso la Galleria IL SALOTTO via Carloni 5/c, Como . Dal 16 novembre al 15 dicembre 2018. Lettera a Doriam di MICHELE CALDARELLI, www.caldarelli.it

Lettera a Doriam Battaglia

Caro Doriam,

Bellezza è verità, verità è bellezza, – questo solo

Sulla Terra sapete, ed è quanto basta

saremmo tentati di considerare anche solo questo verso di Keats per sottolineare le tue intenzioni in pittura, senonché la tua concreta volontà di indagine epistemologica impone una seconda deriva all’esame dei tuoi dipinti. Tutto ciò che è bello è anche vero… e buono, era convincimento anche di Platone ma, sebbene il bello possegga indiscusse proprietà etiche, non possiamo limitarci all’ideale romantico, nell’individuare quale fonte di ispirazione e di vita stia a monte della tua ricerca della verità. Lasciamoci dunque alle spalle Keats e Platone e tuffiamoci nella modernità, o quasi, e convinciamoci che la reiterazione senza fine del tuo “tema espressivo” di una presunta asserzione estetica del “questo è e tanto basta” non deve trarci in inganno. Dobbiamo spingere la nostra osservazione più in là, oltre lo specchio di Alice, dove il fascino delle argomentazioni quantistiche va a braccetto con l’affabulazione di Carroll, per persuaderci di quanto, e soprattutto nella realtà di tutti i giorni, nulla corrisponda a ciò che sembra. Tutto muta, scorre, ed ad ogni istante è già altro da ciò che era, benché, parafrasando la logica di Zenone, e al di là del “tempo” tutto permanga in ogni istante immobile e identico a sè stesso.

Se però l’arte cattura gli istanti di bellezza, rendendoli eterni, allo stesso tempo questi istanti, se vissuti separatamente, rischiano di mostrarsi alla fine privi di vita, restando appunto “gusci vuoti”, e la vera conoscenza permane inattingibile, estranea al nostro sentire.

Per uscire dall’evidente empasse emersa, occorre prestare maggiore attenzione alla struttura “sinaptica” dei tuoi dipinti, immersa e permeata da sfocature sempre più insistenti. Con tale orientamento logico, alla fine troviamo giovamento nell’applicarvi una logica “fuzzy” o logica sfumata attribuendo a ciascuna proposizione, “pittorica” nel tuo caso, un grado di verità diverso da 0 e 1 e compreso tra di loro. Con grado di verità o valore di appartenenza inteso, oltre che veridico o falso come nella logica classica, anche parzialmente pertinente ad una delle due asserzioni useremo una logica polivalente, dunque, che può farci condividere quanto ripeti in infiniti modi, con pervicacia e sincera lucidità. Il tuo alfabeto segnico si potrebbe considerare una metafora o, se vogliamo, un assunto simbolico di ciò che in natura è ogni semenza… non più parte della vegetazione madre e non ancora di quella a venire o meglio, dando maggior senso alla continuità della vita, ancora parte di ciò che l’ha prodotto e già figlio della progenie futura.

Michele Caldarelli

16 novembre 2018

PAROLE E FORME SONO GUSCI VUOTI

Solo quando bellezza e verità cercano di coincidere nella medesima opera si può parlare di vera arte. L’intento della mia opera: mettere in crisi le certezze dell’osservatore sulla “realtà” accrescendone la consapevolezza. Il nostro mondo é generato dalla mente che riceve e trasforma le percezioni sensoriali (gli impulsi elettrici) in immagini e pensieri illusori che ci restituiscono una realtà determinata unicamente dalle influenze culturali apprese a partire dall’infanzia. Da questi input la coscienza genera l’universo, apparentemente esterno a noi, in cui viviamo. In tutto questo processo non vi é nulla di vero in modo assoluto; le mie opere non sono meno “realistiche” o “veritiere” di quelle di Caravaggio; utilizziamo unicamente due modi diversi di interpretare le percezioni sensoriali. Non fermarsi alla superficie degli oggetti, ma vederli per ciò che sono, flussi di energia vibrante (quanti di energia o “stringhe”, secondo le più recenti teorie). Nulla é realmente determinabile, possiamo solo, nel migliore dei casi, stimare la probabilità con la quale un evento si realizzerà. Tutto ciò che percepiamo é unicamente frutto della coscienza, è nella mente, e fuori di essa nulla può esistere. Non possediamo strumenti diversi per indagare il mondo, siamo condannati ad una perenne illusione, non potremo mai conoscere la realtà nella sua interezza, ma solo percepirne una pallida riproduzione, differente per ogni testimone. Tutto ciò che conosciamo non sono altro che immagini e parole generate dalla mente (gusci vuoti), la quale, in base alle decodifiche apprese nei primi anni di vita, modella una realtà illusoria alla quale poi crede e assume come “oggettiva”. Viviamo in un mondo relativo ove c’é un’unica certezza, quella di “essere”, di esistere. Se così non fosse, non potremmo nemmeno porci tali questioni. Le mie opere vorrebbero essere come un paio di occhiali, che pur non permettendoci di vedere il mondo per ciò che é, mettano in crisi le nostre certezze desunte da ingannevoli impressioni. L’essenza della vita prende corpo nell’essenza delle immagini. Dipingere é, per me, un azione talmente mentale da essere sempre una forma di sofisticata astrazione. Nelle mie opere recenti appaiono sempre delle sfocature di fondo che danno il senso della profondità spaziale e temporale (materia ed energia oscura), il disfacimento e consunzione della superficie a ricordo dell’impermanente bellezza di ogni cosa. Nel mio lavoro non faccio altro che inseguire il segreto stesso della pittura, da anni dipingo sempre il medesimo soggetto con infinite variazioni, sostanza cangiante, inafferrabile e sempre mutevole, il tentativo di dipingere ciò che non può essere dipinto, rappresentare l’irrappresentabile, l’essenza stessa della vita e della coscienza. Le mie opere restano così sospese tra realtà e astrazione, tra il visibile e l’invisibile. Come ci ricorda Gerhard Richter la pittura é sempre fatta di illusioni, di ombre, di luce immateriale, di immagini ipnagogiche, di visioni interiori. La bellezza esiste solo negli occhi di chi guarda e guardando riflette se stesso.

Voglio chiudere questo breve scritto parafrasando il poeta norvegese Olav H. Hauge nella poesia “La strada”.

Questa é la mia strada/solo io /posso percorrerla /e non /posso tornare indietro.

Doriam Battaglia

2 novembre 2018

181107 Locandina IL SALOTTO

 

 

 

 

IL MANIFESTARSI DELLE FORME

Mostra personale, opere di Doriam Battaglia

presso IL CORNICIAIO di Guido Zamatto,

via Milano 86 Como – tel. 031 269 126

INAUGURAZIONE giovedì 11 ottobre alle ore 18,00

Apertura dal 12 ottobre al 15 novembre 2018

con orario da martedì a sabato 9|12 15|19

18100 Locandina ZAMATTO

L’EMERGERE DELLA COSCIENZA

La vita, che é coscienza e senso dell’essere, é contenuta in potenza nella materia-energia ed é il risultato dell’interazione di questa con le leggi della natura. L’esperienza del mondo diviene possibile solo dopo l’emergere della coscienza nel corpo (essenza del cibo). Il mondo vegetale é il nostro antenato e non potrebbe essere altrimenti in quanto l’essenza vegetale é una necessità assoluta per la creazione del regno animale e della specie umana. I nostri corpi devono essere sostenuti e nutriti continuamente dall’essenza vegetale del cibo. La coscienza possiamo paragonarla ad un paio di occhiali che ci permettono di vedere l’universo, ma noi non siamo gli occhiali e nemmeno ciò che vediamo; siamo l’atto stesso del vedere, il testimone del veduto. Il testimone non é la coscienza, il mezzo per cui egli può accadere, e neanche il mondo manifesto che viene testimoniato, ma é per mezzo della coscienza che noi esperiamo e osserviamo il mondo. Il tempo e lo spazio sono contenuti nella coscienza, senza coscienza non esistono e non può esiste assolutamente nulla senza di essa. L’osservatore non scompare quando la coscienza e il campo di osservazione non ci sono più. Perché un oggetto possa esistere é necessaria l’esistenza di un osservatore che testimoni tale presenza. Solo nella forma corporea é possibile fare delle affermazioni, senza il corpo non c’é coscienza e senza coscienza non esisterebbe il mondo. Tutto quello che accade non é altro che il gioco del manifestarsi della materia-energia nel regno della consapevolezza. La domanda da porsi é: come é accaduto che mi sono ritrovato con un paio di occhiali che mi permettono di vedere il mondo? Ogni qual volta si creano le condizioni per cui la coscienza appaia ciò accade da sempre e per sempre. In tutto questo la mente ha un ruolo secondario, impegnata com’é perennemente nei suo chiacchiericcio interiore. La mente é utile solo per condurre gli affari del mondo non a comprendere le ragioni dell’universo. Nell’universo amore e verità coincidono e possiamo parlare di opera d’arte solo quando bellezza e verità coesistono. Gli esseri umani, nonostante appartengano biologicamente al regno animale, hanno il potere di evolversi e acquisire conoscenza e saggezza per comprendere il principio onnipervadente l’universo. L’opera d’arte si presenta come una cristallizzazione di sentimenti, emozioni, intuizioni, avente lo scopo di comunicarle e tramandarle ad altri. L’espressione artistica visiva é nata contestualmente al linguaggio, ma mentre il linguaggio lavora per pensieri-parole, essa procede per immagini lasciando ampio spazio all’intuizione e alla fantasia dell’osservatore.