E’ l’effetto che fanno i boschi, ti sembrano sempre familiari, come cose da tempo perdute, come il volto di un parente morto da tempo, come un antico sogno, come il frammento di una canzone dimenticata trasportata dall’acqua, ma soprattutto come eternità dorate dell’infanzia ormai trascorsa o della maturità ormai trascorsa e di tutto il vivere e il morire e il dolore spezzacuore che abbiamo provato milioni di anni fa e le nuvole e il transito sulla nostra testa sembrano confermare (con la loro aria familiare e solitaria) queste sensazioni.
Jack Kerouac/ I vagabondi del Dharma 1958