DORIAM BATTAGLIA: ELENCO DEI LUOGHI ESPOSITIVI

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Galleria d’Arte IL SALOTTO

Como Via Carloni 13

Tel. +39 031 303670

miccal@caldarelli.it

Apertura: da martedì a sabato 16-19


ATENA Galleria d’Arte

Como Via Lungo Lario Trieste 42

Tel. +39 031 301769

info@atenagalleriadarte.it

Apertura:

Lunedì su appuntamento

da martedì a venerdì 10/13 – 14,30/18,30

Sabato e domenica 11,30/20,30


Studio ARCANI

Como Via Oltrecolle 39

Tel. +39 031 283926

Apertura: orario ufficio


ARCANI BATTAGLIA

Como Via Petrarca 25a

Tel. +39 031 305184

Apertura: su appuntamento


FERRARI UFFICIO

Como Via L.Cadorna 5

Tel. +39 031 262510

Apertura: orari ufficio


Laboratorio BATT

Como Via Don P. Brusadelli 86m

Tel. +39 331 4552509

Apertura: su appuntamento


ACCADEMIA DI BELLE ARTI IED

Como Via F. Petrarca 9

Tel. +39 031 301430

Apertura: orari ufficio


AES Domicilio

Como Via Milano 277

Tel. +39 031 3338569

Apertura: orari ufficio


COMO CUORE

Como Via G. Rovelli 8

Tel. +39 031 278862

Apertura: orari ufficio


OSPEDALE SANT’ANNA

San Fermo della Battaglia

Sala soggiorno degenza chirurgia 2

Secondo piano

Apertura: continuativa


MIRABILIA ARTE

Reggio Emilia Via Palauto 1

Tel. +39 0522 404518

Apertura: da lunedì a venerdì 9,30/18,30


AES Domicilio

Lecco Via Petrarca 9

Cell. +39 327 2651925

Apertura: orari ufficio


AES Domicilio

Monza Via Marsala 8

Tel. +39 039 9362716

Apertura: orari ufficio


VAI AL CATALOGO DELLE OPERE

https://doriambattaglia.com/2019/03/13/doriam-battaglia-works-2017-18/


DORIAM BATTAGLIA, WORKS 2017/18. Catalogo delle opere, 2019. Per informazioni scrivere a: doriam.batt@gmail.com

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ELENCO DEI LUOGHI ESPOSITIVI

Galleria d’Arte IL SALOTTO

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PERCEZIONI – Card. Ferrari Como 10|05 – 22|06 inaugurazione 18|05 alle 17,00

INVITO

Mostra collettiva “PERCEZIONI”
a cura del Circolo Cultura e Arte di Como
Centro promotore di cultura Card. Ferrari
Viale Cesare Battisti, 8 – 22100 Como (CO)
Tel. 031 3312301 – email cardinalferrai@diocesicomo.it

Presentazione a cura di Don Maurizio Marcello Salvioni

La mostra rimarrà aperta dal 10 maggio al 22 giugno 2018
dal lunedì al sabato con orario 9-12 14-18

 

Ringrazio l’amico e critico d’arte Roberto Borghi per avermi fatto conoscere e inviato l’articolo di Sol LeWitt “PARAGRAFI SULL’ARTE CONCETTUALE”, apparso sulla rivista “Artforum” nel giugno del 1967, che qui sotto riporto parzialmente, in quanto ritengo possa meglio di ogni altro scritto aiutare l’osservatore a vedere ciò che non è d’immediata comprensione nella mia opera.

Doriam Battaglia

“Farò riferimento al genere di arte in cui sono coinvolto come arte concettuale. Nell’arte concettuale l’idea o concetto è l’aspetto più importante del lavoro. Quando un artista utilizza una forma concettuale di arte, vuol dire che tutte le programmazioni e decisioni sono stabilite in anticipo e l’esecuzione è una faccenda meccanica. L’idea diventa una macchina che crea l’arte. Questo tipo di arte non è teorico o esplicativo di teorie; è intuitivo, è coinvolto in tutti i tipi di processo mentale ed è afinalistico. Di solito è libero dalla dipendenza dall’abilità dell’artista, come artigiano. È obiettivo dell’artista interessato all’arte concettuale rendere il suo lavoro mentalmente interessante per lo spettatore, e perciò l’artista normalmente vorrebbe che diventasse arido sul piano emotivo. Non sussistono motivi per supporre, comunque, che l’artista concettuale finisca per annoiare lo spettatore. È soltanto l’aspettativa di una scossa emotiva, a cui è abituato chi è condizionato dall’arte espressionista, che potrebbe impedire all’osservatore di percepire questa arte. L’arte concettuale non è necessariamente logica. La logica di un pezzo o di una serie di pezzi è un espediente di cui ci si serve soltanto per poterlo distruggere. Si può usare la logica per mascherare l’intenzione vera dell’artista, per cullare l’osservatore nella sua illusione di capire l’opera, o per implicare una situazione paradossale (come logica contro non logica). Non v’è bisogno che le idee siano complicate. La maggior parte delle idee di successo sono ridicolmente semplici. Le idee di successo di solito hanno l’aspetto della semplicità perché sembrano inevitabili. In termini di idea l’artista è libero perfino di stupire se stesso. Le idee si scoprono attraverso l’intuizione. L’aspetto delle opere d’arte non è troppo importante. Se ha una forma fisica bisogna che assomigli in qualcosa. Non importa quale forma potrà avere alla fine, deve cominciare con un’idea. L’artista è interessato al processo di ideazione e di realizzazione. Una volta ricevuta una realtà fisica dall’artista il lavoro è aperto alla percezione di tutti, artista compreso. (Uso la parola “percezione” per intendere l’apprendimento dei dati sensibili, la comprensione oggettiva dell’idea e contemporaneamente l’interpretazione soggettiva di entrambi). Si può percepire il lavoro d’arte soltanto dopo che è stato ultimato. L’arte intesa fondamentalmente come sensazione dell’occhio dovrebbe essere chiamata percettiva anziché concettuale. In questa rientrerebbero l’arte ottica, cinetica, della luce e del colore.

Dal momento che le funzioni dell’ideazione e della percezione sono in contraddizione (una viene prima e l’altra dopo) l’artista vor­rebbe mitigare la propria idea applicandole un giudizio soggettivo. Se l’artista vuole analizzare completamente la sua idea, allora dovrebbe ridurre al minimo le decisioni arbitrarie o casuali, mentre il capriccio, il gusto e altre fantasie andrebbero eliminate dalla creazione artistica. Il lavoro non deve essere per forza rifiutato, se non ha un bell’aspetto. A volte quello che inizialmente si riteneva sgradevole potrebbe risultare visualmente piacevole.

Lavorare con un programma prestabilito è un sistema per evitare la soggettività e inoltre ovvia alla necessità di progettare un lavoro alla volta. Il programma dovrebbe progettare il lavoro. Alcuni programmi richiederebbero milioni di variazioni, altri un numero limitato, ma entrambi sono circoscritti. Altri progetti comportano infinitezza. In ciascun caso, comunque, l’artista dovrebbe scegliere la forma e le regole fondamentali per controllare la soluzione del problema. Dopo di che, meno decisioni si prendono nel corso del lavoro, tanto meglio. Questo elimina per quanto è possibile l’arbitrarietà, il capriccio e la soggettività. Questa è la ragione per cui servirsi di questo metodo. Quando un artista utilizza un metodo modulare multiplo, di regola sceglie una forma semplice e ottenibile senza difficoltà. La forma in sé ha un’importanza molto limitata; diventa la grammatica per il lavoro completo. In effetti la cosa migliore è che l’unità di base sia deliberatamente priva di interesse, in modo che possa diventare facilmente una parte intrinseca dell’intero lavoro. L’uso di forme di base complesse si limita a smembrare l’unità del tutto. L’uso di una forma semplice restringe ripetutamente il campo del lavoro e concentra l’intensità sulla sistemazione della forma. La sistemazione diventa il fine, mentre la forma diventa il mezzo. L’arte concettuale in realtà non ha molto a che fare con la matematica, la filosofia o qualunque altra disciplina mentale. La filosofia dell’opera è implicita nell’opera stessa e non è un’illustrazione di qualche sistema filosofico. In realtà non importa se l’osservatore capisce i concetti dell’artista, osservandone l’arte. Una volta che il lavoro è uscito dalla sua mano, l’artista non ha alcun controllo sul modo in cui un osservatore potrà percepirlo. Persone diverse capiranno la stessa cosa in un modo diverso”. […]

 

 

 

W180313 Entità disgiunte

IMG_7773 (FILEminimizer)IMG_7774 (FILEminimizer)IMG_7775 (FILEminimizer)IMG_7776 (FILEminimizer)IMG_7777 (FILEminimizer)IMG_7778 (FILEminimizer)W180313 Entità disgiunte 90x80x2 tecnica mista su tela (FILEminimizer)
Tecnica mista su tela
dim. 90x80x2
anno: 2018
“Il mondo che vedo é la manifestazione di me stesso”
Sri Nisargadatta Maharaj in “Il NULLA é TUTTO” Discorsi inediti
Anche in questa opera, come in altre del ciclo Nisarga (Natura) sono presenti tre livelli:
Il primo, la tela immacolata che rappresenta l’Assoluto, l’eterno, l’impersonale che sta al di la dell’essere e del non-essere.
Il secondo rappresenta la Realtà inconoscibile e irraggiungibile dai nostri sensi. Un universo privo di colore offuscato dal velo della Maya diviso in due dall’orizzonte degli eventi.
Su questo si proietta l’ultimo, quello che noi percepiamo, l’apparenza, lo spazio ed il tempo, la forma ed il colore.

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DUKE ELLINGTON, The Shepherd, at Fondation Marguerite et Aimé Maeght, St.Paul de Vence (France), July 27, 1966


dal sito della Fondation Marguerite et Aimé Maeght:

est une fondation privée située à proximité du village de Saint-Paul de Vence, à 25 km de Nice, entièrement conçue et financée par le couple Aimé et Marguerite Maeght. Ouverte toute l’année, la Fondation Maeght accueille près de 200 000 visiteurs par an, dans un ensemble architectural unique conçu pour présenter l’art moderne et contemporain sous toutes ses formes.

Inaugurée le 28 juillet 1964 par André Malraux, la Fondation est née de l’amitié d’Aimé Maeght, marchand d’art et galeriste parisien, avec les grands noms de l’art moderne dont Joan Miró, Alexander Calder, Fernand Léger, Georges Braque, Alberto Giacometti, Marc Chagall ou encore Eduardo Chillida.
Peintres et sculpteurs ont collaboré avec l’architecte catalan Josep Lluis Sert en créant des œuvres intégrées au bâtiment et à la nature : la cour Giacometti, l’une des œuvres “in situ” les plus connues au monde le labyrinthe Miró peuplé de sculptures et de céramiques, les mosaïques murales de Chagall et de Tal Coat, le bassin et le vitrail de Braque, la fontaine de Bury. L’ensemble mêle espaces intérieurs et extérieurs avec le jardin de sculptures, les cours, terrasses et patios, les salles d’exposition, la chapelle, la bibliothèque et la librairie.

La Fondation Maeght possède une des plus importantes collections en Europe de peintures, sculptures et œuvres graphiques du XXe siècle (Balthus, Bonnard, Braque, Calder, Chagall, Chillida, Giacometti, Léger, Miró, Ubac, Tal-Coat) mais également d’artistes contemporains (Adami, Arroyo, Calzolari, Caro, Del Re, Dietman, Garouste, Hyber, Kelly, Mitchell, Monory, Pincemin, Sui Jianguo, Takis, Tàpies, Tatah, Visch…).

….

segue qui

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video delle relazioni di DORIAM BATTAGLIA e PAOLO FERRARIO all’incontro: ABITARE IL FUTURO: un nuovo equilibrio per uscire dalla crisi della CITTA’ contemporanea, a cura della Associazione ex-allievi dell’Istituto Nazionale di Setificio, Como, 12 maggio 2016

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SCALETTA DEGLI INTERVENTI

  • L’evoluzione della città storica
  • Antonio Sant’Elia – Centenario della morte
  • Paolo Soleri – Arcosanti Arizzona USA
  • Le archistar

Frank O. Gehry – Guggenheim di Bilbao

Daniel Libenshkind – City Life Milano e Life Elettric Como

Renzo Piano – Auditorium di Roma

  • La sociologia come analisi del funzionamento delle società 
  • Urban sprawl
  • Le città come luoghi delle interazioni sociali e dunque oggetti della sociologia fin dalle origini
  • Le metropoli e postmetropoli contemporanee – Come si evolve la città nei vari continenti
  • Le grandi fasi dell’urbanesimo e i suoi effetti sull’urbanistica
  • Gli edifici più alti del mondo
  • L’eccezionale analisi curata da Paul Knox dedicata all’Atlante delle Città:

le tipologie fondamentali (industriali, razionali, globali, megacittà, istantanee, transnazionali, creative, verdi, intelligenti)

  • Il rapporto tra città, campagna e foreste

 

  • L’incremento demografico

La situazione attuale: i dati della popolazione mondiale

  • La gestione dei rifiuti urbani
  • Spopolamento delle aree interne e montuose
  • Le città sostenibili – Un’ipotesi per la città futura
  • L’invecchiamento demografico e le sue conseguenze sul lavoro e sui servizi alle persone (cohousing, domotica, reti di appartamenti, sicurezza)
  • Il rapporto tra Architettura e Interior Design